ITALIA-TURCHIA BINOMIO DI MORTE

 

Il 9 ottobre Erdogan, il presidente della Turchia, ha lanciato l’operazione ironicamente denominata “Fonte della Pace”, una massiccia offensiva militare diretta contro le forze curdo-siriane nel nord-est della Siria.

Quest’operazione militare contro il Rojava ha preso il via con il consenso degli Stati Uniti, della Nato, del regime di Assad e della Russia, che puntano a spartirsi un territorio e le sue risorse, soprattutto petrolifere, distruggendo l’esperimento di libertà e pace portato avanti dal popolo curdo in Rojava. Questo accade mentre l’Europa e il resto del mondo resta in silenzio senza attuare nessun intervento concreto.

Gli interessi economici sono troppi e mentre il governo italiano millanta un blocco fantasma di armi verso la Turchia ed Erdogan chiede a gran voce solidarietà contro i “terrorosti dello YPG” il numero delle vittime tra i civili siriani aumenta inesorabilmente.

Ma quali sono i rapporti che legano indissolubilmente Italia e Turchia?

La Turchia ha una forza stimata di circa 640.000 militari e forze paramilitari ed è la seconda potenza armata della NATO dopo gli USA.

Da anni tesse trame e stipula affari con i paesi occidentali, in particolare con l’Italia, per la vendita di armi e ordigni bellici per cifre da capogiro, si pensi che soltanto nel 2018 il ministero degli esteri italiano ha autorizzato la vendita di armi alla Turchia per oltre 360 milioni di euro. Concretamente nell’ultimo anno l’Italia ha fornito: armi di calibro superiore ai 19.7 mm, munizioni, bombe, siluri, razzi, missili, aeromobili e software militari.

Se si osservano poi i dati relativi all’export degli ultimi 4 anni le cifre crescono vertiginosamente fino ad arrivare a 890 milioni di euro di forniture militari e 463 milioni di euro di materiale bellico (fonte: F. Vignarca, rete per il disarmo), i dati confermano inoltre che la Turchia è il terzo paese al mondo verso cui l’Italia esporta armi dopo Qatar e Pakistan.

Ma chi sono gli attori in gioco?

In primis Leonardo-Finmeccanica s.p.a, colosso militare industriale made in Italy che da anni ha consolidato una partnership commerciale con la Turchia per i settori di difesa e sicurezza, piazzando anche una sede ad Ankara.

Le vendite riguardano elicotteri da guerra, in particolare si ricorderà l’accordo stipulato già nel 2007 con la TAI (tusas turkish aerospace industries) per la fornitura del t-129, elicottero d’attacco prodotto dall’Augusta Westland (società italo britannica controllata da leonardo-finmeccanica) adibito alla sorveglianza, alla ricognizione armata e alla soppressione delle difese aeree nemiche. Ma il famigerato t 129 non è l’unica macchina di morte prodotta dal Bel Paese, infatti le vendite riguardano pattugliatori marittimi, radar, sistemi di controllo satellitari, sistemi navali e di comunicazione. Secondo i dati più recenti inoltre Leonardo-finmeccanica ha proposto la vendita di un nuovo aereo da trasporto di truppe e armi, il c-27j.

Il programma di commercializzazione ha visto coinvolte anche due aziende, di nuovo italiane, appartenenti al gruppo Leonardo-Finmeccanica: a Selex Galileo e Selex Communication, oggi confluite in selex Es, che si occupano di componenti elettroniche e software di comunicazione.

Infine l’Alenia Aermacchi, ha venduto alla Marina turca gli ATR72-600 Tmua mentre l’azienda Beretta, da anni presente in Turchia, produce le sue pistole per il Ministero della Difesa turco attraverso la Stoeger di Istanbul.

Ma questo non basta.

A Vicenza, nella caserma dei carabinieri Chinotto, trova sede il Centro di eccellenza per le Unità di polizia di stabilità (Center of Excellence for Stability Police Units, CoESPU) è un centro di formazione dell’Arma dei Carabinieri . È proprio qui che negli ultimi anni la polizia turca viene formata ed addestrata alle migliori pratiche di repressione. Questo avviene all’interno del progetto di scambio europeo EUTwinning 2016-2018 promosso dal Ministero dell’Economia e della Finanza con l’intento di tutelare la sicurezza interna e dei confini. Il subdolo obiettivo del progetto è quello di formare unità da impiegare in “operazioni di pace” per ristabilire l’ordine qualora si verifichino scenari di crisi.

 

L’italia è complice del massacro in Siria, L’italia è un’incubatrice di pratiche repressive contro ogni forma di libertà

 

SABATO 16 NOVEMBRE H 15 CORTEO ANTIMILITARISTA!NO ALL’INDUSTRIA BELLICA! NO AI MERCANTI DI MORTE!

H 15 CORTEO DA PIAZZA CASTELLO!